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Articles by Anne Cetas

Tutto quello che posso vedere

Era un gelido giorno d’inverno e Krista era in piedi e ammirava un bellissimo faro coperto di neve sulla riva del lago. Mentre tirava fuori il suo cellulare per fare delle foto, i suoi occhiali si appannarono. Non riusciva più a vedere niente, così decise di puntare la fotocamera verso il faro e scattare delle foto da angolazioni diverse. Più tardi, riguardando le foto, si rese conto che aveva impostato la fotocamera sulla modalità “selfie”. Scoppiò a ridere e disse: “C’ero io sulle foto, io e ancora io. Tutto quello che vedevo era . . . me stessa!” Le foto di Krista mi hanno portato a pensare ad un errore simile che spesso facciamo: ci concentriamo così tanto su noi stessi che perdiamo di vista il quadro più ampio, quello di Dio.

Ma che Salvatore è?

L’anno scorso, io e alcuni miei amici abbiamo pregato intensamente per tre donne che lottano contro il cancro. Sappiamo che Dio ha il potere di fare questo, così abbiamo continuato a chiedergli questo ogni giorno. Molte volte già in passato abbiamo visto come Dio ha risposto, così eravamo certi che lo avrebbe fatto anche stavolta. Ognuna di queste tre persone aveva giorni buoni, e pareva l’inizio della guarigione: in quei giorni eravamo entusiasti. Ma poi in autunno sono morti tutte e tre. Qualcuno ha detto che per loro la guarigione c’è stata, la guarigione “finale”. E in un certo senso è vero. Eppure per noi è stata una perdita devastante. Volevamo tanto vedere Dio guarirli tutti—qui e ora—ma per ragioni che non capiamo, non è avvenuto alcun miracolo.

Dove trovare speranza

Elizabeth aveva lottato per lungo tempo con la dipendenza da droghe. Quando ne uscì, aveva il desiderio di aiutare altri per ricambiare l’aiuto che le era stato dato. Così iniziò a scrivere bigliettini e a metterli anonimamente in giro per la città. Ad esempio, ne infilava uno sotto i tergicristalli di un’auto oppure altri li attaccava sui pali del parco. Quando lottava con la droga, era lei che cercava segnali di speranza in giro per la città; ora è lei che li lascia ad altri. Uno dei suoi bigliettini si concludeva così: “Molto amore. Nuova speranza”.

Grazie alla croce

Il mio collaboratore, Tom, ha una croce di vetro di 20x30 cm sulla sua scrivania. L’ha ricevuta dal suo amico Phil—come Tom, Phil è sopravvissuto ad un tumore—perché guardasse “ogni cosa attraverso la croce”. Quella croce di vetro è un costante promemoria, per Tom: lo aiuta a pensare all’amore di Dio e ai buoni propositi che Egli ha per lui.

Prenditi il tempo

Rima, una donna siriana che recentemente si è trasferita negli Stati Uniti, cercava di spiegare alla sua tutor, a gesti e con un inglese stentato, perché era frustrata. Le lacrime scorrevano sulle sue guance, mentre teneva tra le mani un vassoio con una splendida fatayer (una torta salata fatta di carne, formaggio e spinaci) che aveva fatto. Diceva solo: “Un uomo . . .” e indicava col dito la porta di casa, poi il soggiorno e ancora la porta di casa. La tutor comprese che Rima e la sua famiglia avevano atteso la visita di un gruppo di persone di una chiesa vicina che desiderava fare loro dei doni. Ma solo un uomo si era fatto vedere. Era entrato in fretta, aveva deposto una scatola di beni ed era uscito di nuovo. Stava svolgendo un compito, tutto qui, mentre Rima e la sua famiglia si sentivano soli e avevano bisogno di una comunità, di condividere il loro fatayer con nuovi amici.

Sussurri

Quel giovane continuava ad agitarsi mentre prendeva posto in aereo. Guardava nervosamente fuori dal finestrino, poi chiuse gli occhi. Respirò profondamente cercando di calmarsi. Non funzionava. Quando l’aereo decollò, iniziò a muoversi avanti e indietro, visibilmente teso. Una donna anziana, seduta sul sedile opposto del corridoio, mise la sua mano sul braccio del giovane e iniziò a chiacchierare con lui per distrarlo. “Come ti chiami?” “Di dove sei?” “Andrà tutto bene” e: “Stai andando bene, bravo”. Queste sono alcune delle frasi che gli sussurrava. Avrebbe potuto irritarsi con lui o ignorarlo. Ma scelse di toccarlo e di rivolgergli alcune poche parole. Piccole cose. Ma quando l’aereo atterrò, tre ore dopo, quel ragazzo le disse: “Grazie di cuore per avermi aiutato”.

È l’atteggiamento

Regina guidò verso casa stanca e scoraggiata. La giornata era iniziata con un messaggio di un’amica che le riferiva una tragica notizia, poi era peggiorata dopo una serie di incontri durante i quali i suoi colleghi avevano bocciato tutte le sue proposte. Mentre Regina parlava con il Signore, pensò che la cosa migliore fosse mettere da parte lo stress della giornata e fare una sorpresa portando un mazzo di fiori a un’anziana amica in una casa di riposo. Si sentì sollevata quando Maria le confidò che era molto felice per la bontà di Dio verso di lei: “Ho un letto tutto mio, una sedia, tre pasti al giorno e le infermiere mi aiutano molto. E a volte Dio manda un uccellino sul davanzale della mia finestra solo perché sa quanto mi piacciono; così mi ricorda che mi ama”.

Dai vermi alla guerra

Era la prima volta che Cleo, dieci anni, andava a pesca. Guardando nel contenitore delle esche, sembrava riluttante ad iniziare. Alla fine disse a mio marito: “Mi aiuti? Ho il T-D-V!” Quando mio marito gli chiese quale fosse il problema, Cleo ammise: “T-D-V! Ho il terrore dei vermi!” La sua paura gli impediva di agire.

Dio fa una cosa nuova

“Cosa sta facendo Dio di nuovo nelle vostre vite?” Recentemente è stata posta questa domanda durante un incontro di gruppo a cui ho partecipato. La mia amica Mindy, che sta attraversando diverse difficoltà, ha risposto che al momento le serve pazienza con genitori che invecchiano, forza per affrontare i problemi di salute di suo marito e comprensione verso i suoi figli e nipoti che ancora non seguono Gesù. Poi ha fatto un commento del tutto imprevisto: “Credo che la cosa nuova che Dio sta facendo nella mia vita è allargare le mie opportunità e la mia capacità di amare”.