Quanto è abbastanza? Potremmo porre questa semplice domanda in un giorno in cui molti Paesi occidentali si scatenano nel fare compere. Sto parlando del Black Friday, il venerdì nero dello shopping in cui ogni anno, il giorno dopo la festa del Ringraziamento americano, i negozi aprono presto e propongono offerte a prezzi stracciati. Un evento nato negli Stati Uniti ma sempre più diffuso in altre nazioni. Alcuni compratori hanno risorse limitate e cercano di aggiudicarsi qualcosa ad un prezzo alla loro portata. Purtroppo però la motivazione che hanno altri è l’avarizia, e spesso si verificano episodi di violenza pur di accaparrarsi le offerte migliori.
“Hai qualcosa da lavare?” domandai alla persona che stavamo ospitando nella nostra casa di Londra. Il suo viso si illuminò e, rivolgendosi alla figlia, disse: “Prendi la tua roba sporca, Amy laverà le nostre cose!” Capii presto che la mia offerta di lavare “qualcosa” si era estesa a diverse pile di panni sporchi, e sorrisi.
Avevo la sensazione di essere sempre sott’acqua, i suoni mi arrivavano ovattati e distanti. Per settimane faticai a sentire chiaramente e tutto per colpa di un brutto raffreddore e di un’allergia. Le mie condizioni mi aiutarono a capire quanto prendessi per scontato il mio udito.
Quando nella lettura della Bibbia arriviamo ad una lista di nomi, potremmo essere tentati di saltarla. Eppure possiamo trovarci dei tesori, come la lista dei dodici apostoli che Gesù chiamò perché servissero nel Suo nome. Molti nomi ci sono familiari: Simone, che Gesù chiamò Pietro, la roccia. I fratelli Giacomo e Giovanni, pescatori, Giuda Iscariota, il traditore. Ma facilmente potrebbe sfuggirci che Matteo l’esattore di tasse e Simone lo Zelota potrebbero essere stati una volta dei nemici.
Al funerale del padre di una mia amica, qualcuno le ha detto: “Prima di conoscere tuo padre, non conoscevo una persona che potesse divertirsi nell’aiutare il prossimo”. Suo padre aveva dato il suo contributo nell’aiutare a costruire il regno di Dio servendo la gente, ridendo e amando, incontrando estranei che poi diventavano amici. Alla sua morte aveva lasciato un’eredità di amore. Al contrario, la zia della mia amica—la sorella maggiore di suo padre—considerava i suoi oggetti la sua eredità, preoccupandosi durante gli ultimi anni della sua vita di chi avrebbe ottenuto i suoi cimeli e libri rari.
“Ho fame” mi disse mia figlia di otto anni. “Mi dispiace” le risposi, “non ho niente da darti. Facciamo un gioco”. Il matrimonio doveva iniziare a mezzogiorno, ma stavamo aspettando già da un’ora che la sposa arrivasse in chiesa. Mentre mi chiedevo quanto tempo ancora ci volesse, sperai di riuscire a tenere mia figlia impegnata fino all’inizio della cerimonia.
Con i servi a fior di pelle, aspettavo che il telefono squillasse e che iniziasse l’intervista radiofonica. Mi chiedevo quali sarebbero state le domande e come avrei dovuto rispondere. “Signore, me la cavo meglio a scrivere” pregai. “Ma immagino fosse lo stesso per Mosè e anch’io devo imparare a fidarmi del fatto che mi darai le giuste parole da dire”.
Vivendo in Gran Bretagna di solito non mi preoccupo delle scottature. Dopo tutto, il sole è coperto da una spessa coltre di nuvole. Ma di recente abbiamo trascorso un po’ di tempo in Spagna e ho realizzato in fretta che con la mia pelle chiara potevo stare al sole solo dieci minuti prima di dover correre sotto l’ombrellone.
Le parole della mia amica mi avevano ferito. Mentre cercavo di prendere sonno, lottavo per non rimuginare sui suoi commenti pungenti riguardo alle opinioni che avevo espresso. Mentre ero sdraiata lì, chiesi a Dio saggezza e pace. Diverse settimane dopo, ancora preoccupata per la questione, pregai: “Fa male, Signore, ma mostrami dove devo cambiare. Fammi capire in cosa aveva ragione”.